Tobin tax: la scure di Borsa Italiana, salvi i traders online
Tra alta finanza, politica e governo è in atto un contenzioso sulla questione della tassazione delle transazioni finanziarie definita Tobin Tax ed inserita nella legge di stabilità. L’imposta pari allo 0.5% sulle compravendite di titoli azionari ed altri strumenti di partecipazione societaria é un costo non indifferente per i traders direzionali.
Tuttavia, una consistente offensiva é stata impostata da parte di potenti lobby bancarie il cui target è bonificare quella parte delle normative fiscali che gravando anche sugli strumenti derivati affosserebbe un comparto già in crisi che ha costantemente distribuito dividendi e profitti a manager e a piccoli investitori.
Il ministro Vittorio Grilli, secondo fonti parlamentari, ha autorizzato la riscrittura del testo del TTF che é stato condiviso da Giuseppe Vegas, attuale presidente di Consob. La nuova formulazione elaborata dal Dicastero del Tesoro, con la consulenza dell’ Autorità di Vigilanza dei Mercati Finanziari e la Borsa, esenta da gravame fiscale le operazioni su strumenti derivati salvo quelle su titoli azionari.
Una correzione, dunque, che preserva i profitti acquisibili da transazioni spot e allo scoperto di operatori su rete over the counter, che di riflesso farà aumentare il giro d’affari dei mercati non regolamentati.
Per quanto riguarda le operazioni speculative su Borsa italiana, è tassato solo il saldo di fine giornata e non le eventuali operazioni di scalping ad altissima frequenza pari spesso a migliaia di operazioni per seduta.
La disciplina tributaria in fieri, del TTF, di fatto peserà principalmente su Borsa Italiana che, controllata da London Stock Exchange e la cui fusione è avvenuta nell’ottobre 2007, con una conseguente flessione dei posti di lavoro passerà “ufficialmente” sotto il dominio della Borsa di Londra, epicentro del trading mondiale.
Appuntamento a domani su forexguida.com
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