Finanza comportamentale: le “regole del pollice”
Queste regole empiriche, documentate scientificamente a partire dai primi anni ’70, se da un lato permettono di semplificare il lavoro di ragionamento, dall’altro possono portare a conclusioni errate o troppo semplicistiche visto l’esiguo tempo e l’incompletezza del processo decisionale. Gli errori che ne derivano prendono il nome di bias.
Disponibilità (Availaility)
Le persone giudicano le probabilità di un dato evento in funzione della facilità con cui esso è “disponibile alla mente”; ciò significa che la stima riguardo all’accadere di eventi futuri si basa sull’esperienza passata dei singoli, su eventi simili accaduti nel passato. Poiché le informazioni recuperate dalla memoria sono quelle associate a elementi emotivi più forti, l’euristica della disponibilità non può essere considerata uno strumento utile per la valutazione della frequenza o della probabilità.
Rappresentatività (Representiveness)
Gli individui spesso fanno ragionamenti e prendono decisioni sulla base di analogie e stereotopi. Nel domandarsi fino a che punto l’oggetto rientri in uno stereotipo, le persone si chiedono quanto l’oggetto sia rappresentativo della classe a cui appartengono. Questo comportamento, non considerando le reali caratteristiche o probabilità del caso specifico, conduce a scelte scorrette.
Le ricerche empiriche hanno evidenziato la presenza costante di questa euristica e le conseguenze che ne possono derivare da un suo utilizzo (winner–loser effect, sottovalutazione della mean reversion, gamblers fallacy, legge dei piccoli numeri, ecc).
Gli individui che devono risolvere un problema fanno rapide stime basandosi su un valore iniziale di riferimento con cui hanno una certa familiarità per ritoccare tale valore in un momento successivo così da rispecchiare nuove informazioni o circostanze. Le revisioni però risultano insufficienti e la risposta sbilanciata verso l’ipotesi di partenza, che nella maggior parte dei casi è fissata in modo arbitrario.
Questa è l’euristica utilizzata dagli investitori quando, per decidere se un titolo crescerà in futuro, esaminano solamente il relativo prezzo senza considerare minimanente la storia del titolo o la sua variabilità nel passato.
Euristica dell’affetto (Affect heuristic)
Spesso le decisioni prese dagli individui sono influenzate, più che da rigorose analisi dei dati, da un’eccessiva importanza attribuita all’intuizione e/o all’istinto. Le scelte vengono quindi prese basandosi su ciò che si ritiene più corretto.
Nei post futuri vi parlerò di altri due gruppi di fenomeni comportamentali che causano distorsioni nel processo decisionale: i bias e gli effetti di framing.
Elisa Ghione
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