La guardia di finanza smaschera 158 lavoratori in nero
La stagione balneare è oramai al termine ed i controlli della guardia di finanza mirano a dare la caccia a chi, proprio per prestazioni di lavoro stagionali, ha preferito “fare il furbo”. Sono stati pertanto effettuti numerosi controlli e ciò che ne è venuto fuori descrive una situazione molto delicata in cui stato ed impresa non figurano certo come collaboratori.
L’attenzione della guardia di finanza di Genova è stata incentrata su tutte quelle tipologie di attività che per loro natura svolgono il lavoro esclusivamente, o per larga parte, nella stagione estiva. Il dato, che può sembrare disarmante, ma che non fa altro che descrivere una situazione purtroppo abituale e dovuta in parte al peso del cuneo fiscale, è di 18 imprese irregolari su 45, in cui lavoravano 26 persone in nero. Le irregolarità sono state riscontrate nei seguenti settori:
- Pizzerie e ristoranti (13)
- Imprese edili (3)
- Stabilimenti balneari (2)
- Agriturismi (1)
- Bar (1)
- Attività non direttamente connesse con quelle stagionali (6)
Le aziende controllate dall’inizio dell’anno sono state 125 e le posizioni irregolari 158.
Durante la scorsa settimana, a Catania, il nucleo carabinieri ispettorato del lavoro hanno richiesto la sospensione di due attività che si occupavano di gestire gli venti riguardanti le festività patronali della città. Le sanzioni amministrative contestate sono di 20.000 euro.
Poste italiane nel mirino
La Cgil e Slc hanno denunciato una situazione non proprio chiara che riguarda poste italiane, infatti, sembrerebbe che nel territorio calabrese siano non pochi i dipendenti costretti a muoversi con mezzi propri e con turni che vanno oltre le normali ore lavorative, inoltre, sempre secondo Cgil e Slc, alcuni dirigenti locali si servirebbero di collaborazioni con lavoratori pensionati o ex ctd.
Diamo un’occhiata alle stime
Secondo la Cgia di Mestre, i lavoratori in nero in Italia sarebbero circa 3 milioni, per un evasione stimata attorno a 42,7 miliardi di euro. Insomma, un numero non proprio esiguo che però potrebbe rappresentare il grido di sofferenza di tutte le piccole e medie imprese italiane che, a causa della forte tassazione, non può permettersi di far fronte a tutte le spese da sostenere.
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