La cartolarizzazione dei crediti e la crisi finanziaria dei mutui subprime
Innanzitutto bisogna sottolineare che il fenomeno delle cartolarizzazioni + andato progressivamente assumendo dimensioni gigantesche, sulla scia di un uso capillare e massiccio, soprattutto negli Stati Uniti e prevalentemente da parte di originator di natura britannica. Questa crescita esponenziale è stata trainata dal diffondersi di un modello di intermediazione bancaria battezzata originate – to distribuite.
Molte banche commerciali, specialmente statiunitensi, hanno infatti alimentato in maniera crescente un circolo così sintetizzabile: erogazione di prestiti rapida cartolarizzazione dei prestiti attraverso uno SPV cessione delle obbligazioni in risultanti sul mercato nazionale ed internazionale. Se in linea di principio tale circuito non ha nulla di patologico, il suo diffondersi eccessivo ha progressivamente portato a: processi di selezione dei prenditori meno attraenti, stimolati dall’immediato trasferimento del rischio a terzi; politiche di espansione del portafoglio crediti troppo aggressive; deresponsabilizzazione del management; sottovalutazione dei rischi complessivi a causa della loro frammentazione e distribuzione; minore flessibilità nelle politiche di rinegoziazione dei prestiti soggetti in situazione di difficoltà creditizia. L’esempio più evidente è quello dei mutui erogati a soggetti subprime. Il termine si utilizza per indicare un prenditore scarsamente affidabile, poiché caratterizzato da una storia creditizia non esemplare oppure perché non in grado di documentare una capacità di reddito stabile.
Negli USA l’erogazione di mutui, anche per importi rilevanti, a soggetti di questo tipo è enormemente cresciuta a partire dai primi anni 2000. Tali mutui, spesso caratterizzati da strutture contrattuali discutibile, sono poi stati oggetto di imponenti operazioni di cartolarizzazione.
A tutto questo si è aggiunta una crescente complessità delle operazioni in analisi. Accanto alla più tradizionali ABS ed MBS si sono andati gradualmente diffondendo titoli simili.
Innanzitutto bisogna sottolineare che il fenomeno delle cartolarizzazioni + andato progressivamente assumendo dimensioni gigantesche, sulla scia di un uso capillare e massiccio, soprattutto negli Stati Uniti e prevalentemente da parte di originator di natura britannica.
Questa crescita esponenziale è stata trainata dal diffondersi di un modello di intermediazione bancaria battezzata originate – to distribuite.
Molte banche commerciali, specialmente statiunitensi, hanno infatti alimentato in maniera crescente un circolo così sintetizzabile: erogazione di prestiti -> rapida cartolarizzazione dei prestiti attraverso uno SPV -> cessione delle obbligazioni in risultanti sul mercato nazionale ed internazionale.
Se in linea di principio tale circuito non ha nulla di patologico, il suo diffondersi eccessivo ha progressivamente portato a: processi di selezione dei prenditori meno attraenti, stimolati dall’immediato trasferimento del rischio a terzi; politiche di espansione del portafoglio crediti troppo aggressive; deresponsabilizzazione del management; sottovalutazione dei rischi complessivi a causa della loro frammentazione e distribuzione; minore flessibilità nelle politiche di rinegoziazione dei prestiti soggetti in situazione di difficoltà creditizia.
L’esempio più evidente è quello dei mutui erogati a soggetti subprime. Il termine si utilizza per indicare un prenditore scarsamente affidabile, poiché caratterizzato da una storia creditizia non esemplare oppure perché non in grado di documentare una capacità di reddito stabile.
Negli USA l’erogazione di mutui, anche per importi rilevanti, a soggetti di questo tipo è enormemente cresciuta a partire dai primi anni 2000. Tali mutui, spesso caratterizzati da strutture contrattuali discutibile, sono poi stati oggetto di imponenti operazioni di cartolarizzazione.A tutto questo si è aggiunta una crescente complessità delle operazioni in analisi. Accanto alla più tradizionali ABS ed MBS si sono andati gradualmente diffondendo titoli simili.
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