Il prezzo di emissione

Pubblicato da Luca M -
Il prezzo di emissione è l’ammontare pagato dal primo obbligazionista all’emittente per acquisire i tioli e viene normalmente espresso in percentuale del loro valore nominale. Moltiplicando il prezzo per l’importo complessivo del prestito si ottiene dunque la somma effettivamente incassata dal prenditore, ameno delle spese di varia natura da sostenere per la realizzazione dell’operazione.
Il prezzo di emissione può essere fissato:
•    Alla pari, ovvero coincidente con il valore nominale dei titoli
•    Sopra la pari, ovvero superiore al valore nominale dei titoli
•    Sotta la pari, ovvero inferiore al valore nominale dei titoli
Le emissioni vendute sopra la pari sono molto rare, mentre i casi di prezzi fissati alla pari e sotto sono entrambi frequenti. Nell’ambito delle emissioni sotto la pari, è possibile distinguere tre situazioni diverse:

•    Scarto molto ridotto: talvolta il prezzo pagato dagli obbligazionisti è solo marginalmente inferiore al valore facciale dei titoli. In questo caso, lo scarto riveste scarso significato da un punto di vista prettamente finanziario, soprattutto laddove il prestito abbia lunga durata. D’altro canto, uno scarto di piccole dimensioni può assumere due diverse valenze, non necessariamente alternative. Innanzitutto può rivestire un significato di marketing: può rappresentare infatti uno “stratagemma” per allettare gli investitori senza alterare significativamente le condizioni del prestito. In secondo luogo, un prezzo lievemente sotto la pari può servire ad innalzare marginalmente il rendimento riconosciuto agli obbligazionisti, per allinearlo perfettamente alle condizioni di mercato;
•    Scarto rilevante: in altri casi invece, la differenza tra valore nominale e prezzo di emissione è di dimensione significativa e costituisce una componete importante della remunerazione è per gli investitori, venendo ad integrare la parte cedolare conseguentemente ridotta. Nella terminologia anglosassone, le obbligazione letteralmente “titoli profondamente scontati”
•    Scarto come unica componente di remunerazione: nell’ipotesi estrema, la differenza tra il valore nominale ed il prezzo di emissione può essere fissata ad un livello così elevato da costituire l’intera remunerazione per il datore di fondi. In tal caso, la componente cedolare è nulla e si parla infatti di zero coupon bonds. L’investitore paga i titoli ad un prezzo “scontato”, alla scadenza riceve un rimborso pari al loro valore ed in tale differenza risiede il reddito complessivo generato dall’operazione.


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