Offerta pubblica di acquisto da parte dell’emittente
Laddove non sia prevista la possibilità di rimborso anticipato, l’emittente può decidere di liquidare il finanziamento lanciando un’offerta pubblica di acquisto dei titoli in circolazione o di una parte di essi. L’offerta pubblica consiste in un annuncio da parte del debitore della sua disponibilità a ritirare un determinato quantitativo di titoli Ad un prezzo predefinito, ovviamente superiore alle quotazioni correnti di mercato. L’offerta è rivolta inizialmente a tutti i possessori di titoli e vale per un periodo di tempo limitato.
Nel caso in cui l’operazione abbia successo, l’emittente raggiunge l’obiettivo di ridurre l’entità del suo finanziamento oppure di estinguerlo in tempi rapidi ad un costo prefissato. La possibilità di fallimento dell’offerta risiedono essenzialmente nella fissazione di un prezzo di acquisto non sufficientemente troppo allettante per gli investitori. Questo può avvenire per un errore di valutazione oppure perché l’evoluzione delle condizioni di mercato rende obsolete le condizioni offerte al debitore nel corso del periodo di offerta. Per scongiurare questo secondo rischio, gli emittenti privati spesso esprimono la propria proposta non in termini di prezzo, ma in termini di differenziale di rendimento (sperad) rispetto ad un determinato parametro di riferimento. Solo alla chiusura dell’operazione, il differenziale viene tradotto in effettivo prezzo di acquisto.
Spesso le operazioni di buy-back sono state utilizzate dalle amministrazioni centrali di vari Paesi industrializzati per ritirare parte dei titoli di Stato in circolazione. La diffusione del fenomeno è legata al processo di riduzione dei deficit pubblici, in atto in diverse economie sviluppate, che permette di diminuire lo stock di debito sovrano.
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