Il tesoro è stato per decenni ed è tuttora il protagonista indiscusso del mercato obbligazionario italiano in virtù della dimensione enorme dello stock di titoli in circolazione, connessa al finanziamento del livello notoriamente molto elevato del debito pubblico.
La gamma di obbligazioni emesse è stata ridotta e semplificata. Dopo un periodo caratterizzato da una serie di esperimenti poco riusciti, le emissioni a medio-lungo periodo sono state concentrate su quattro strutture contrattuali molto standardizzati: i Buoni del tesoro Poliennali (BTP), i Certificati di Credito del Tesoro (CCT), i Certificati del Tesoro Zero coupon (CTZ) e i Buoni Poliennali del Tesoro Indicizzati all’inflazione (BTP€i).
Lo Stato mantiene peraltro un maggior grado di libertà nelle emissioni collocate al di fuori del mercato domestico italiano, le cosiddette obbligazioni “Republic of Italy”. Per questo tipo di operazioni, condotte con frequenza irregolare ed in una vasta gamma di valute, la struttura contrattuale da offrire agli investitori viene studiata volta per volta ed adattata alle condizioni contingenti di mercato. Per migliorare il livello di liquidità del mercato primario, è stato intensificato l’utilizzo della pratica delle cosiddette “riaperture” ovvero il collocamento a più riprese, nel corso di un periodo variabile fra 6 mesi ed 1 anno, di varie tranche della medesima emissione al fine di aumentare lo stock di titoli fungibili in circolazione.
Dalla metà degli anni ’90 in poi, il Tesoro ha perseguito attivamente una politica di allungamento delle scadenze del debito, concentrando le nuove operazioni di raccolta sui titoli a durata più protratta. All’inizio degli anni’90 la vita media dei titoli di Stato era ancora inferiore a 36 mesi, mentre all’inizio del 2008 era salita a 6,72 anni.
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