Questo non è un periodo roseo per i fondi comuni d’investimento. Solo in Italia hanno subito una diminuzione di 1,9 miliardi di euro. Secondo Assogestioni, infatti, si è registrato per il terzo mese consecutivo un saldo negativo tra sottoscrizioni e raccolta. Ciò che ha influenzato il risultato è stato soprattutto la forte fuoriuscita dagli strumenti di diritto italiano non compensato dall’apporto di fondi esteri, che costituiscono ormai oltre la metà del patrimonio totale. In passato vantaggi di tipo fiscale avevano fatto sì che i prodotti domiciliati all’estero compensassero i cali dei fondi italiani.
La situazione attuale
Tutte le categorie, con l’eccezione dei fondi flessibili, sono colpiti da questa crisi nella raccolta netta. La tabella 1 mostra i dati aggregati per macrocategoria con alcuni focus sui dati più significativi.
Se ormai da mesi si può notare un costante e deflusso mensile dal parcheggio dei fondi monetari (giungendo ad una perdita di circa 16 miliardi di euro) ciò che appare differente è la ricollocazione dei capitali riscattati. Questo denaro, infatti, non viene reinvestito in fondi con diverso profilo.
Le possibili cause
Ci si interroga sul perché tutte le categorie di fondi abbiano subito una battuta di arresto ma la risposta a cui si giunge non è univoca. Ci sono diverse concause da analizzare: delusione per rendimenti troppo spesso inferiori a quelli dei mercati di riferimento, paura dell’elevata volatilità. Non si deve neppure escludere che questo calo sia una reazione agli eccessivi costi di gestione, soprattutto per quel che riguarda il comparto obbligazionario. Per ultimo, non si può scartare l’ipotesi di un’offerta più pervasiva di strumenti diversi, quali ad esempio polizze, conti deposito, obbligazioni, da parte di chi assiste il cliente nelle scelte d’investimento, principalmente allo sportello bancario. La raccolta dei promotori ha raggiunto quota 9 milioni da gennaio.
Distorsioni nella percezione del rischio
In un recente articolo apparso su “Il Sole 24 Ore” il direttore generale di Kairos, Fabio Bariletti, ha dichiarato che la particolare situazione in cui si trova il risparmio gestito sarebbe causata da una vera e propria ossessione per il rischio dei mercati azionari. Gli investitori darebbero eccessiva importanza alle difficoltà delle piazze azionarie senza giustamente stimare le potenzialità di rendimento che offrono le valutazioni attuali. Al contrario il rischio del mercato obbligazionario è poco percepito, nonostante sia molto elevato a fronte di ritorni bassi e a lungo termine. Già, c’eravamo abituati bene! Il bull market obbligazionario degli ultimi 30 anni non è ripetibile. Se la situazione economica dovesse migliorare, l’aumento provocherebbe perdite in conto capitale che l’investitore non si aspetta.
Elisa Ghione
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