Conclusioni su CONTO ECONOMICO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI
I consumi sono aumentati del 1,4%e gli investimenti del 1,5%; essi indicano, rispettivamente, i rincari sui prezzi dei beni di consumo che le famiglie hanno dovuto sostenere nel 2010 rispetto al 2009 ed i rincari dei beni di investimento che le imprese hanno dovuto sostenere sui macchinari e altro che hanno comprato nello stesso anno.
I prezzi del PIL sono invece aumentati dello 0,6%. Cosa significa questo? Il PIL da un lato è il risultato del processo produttivo in termini monetari (lavoro) e dall’altro è la somma sei redditi che vanno ai fattori produttivi (interessi, dividendi, ecc…). Dire quindi che l’indice dei prezzi del PIL ha registrato nel 2010 una crescita di 0,6 punti percentuali equivale a dire che in quell’anno mediamente i fattori produttivi, a parità di prestazione (a parità di prestazione perchè si sta parlando di una crescita di prezzi), hanno visto crescere i prezzi dello 0,6%. E siccome questi aumenti rispecchiano i prezzi dei fattori produttivi lavoro (le famiglie) e capitale (interessi, dividendi, ecc…), dire che i prezzi del PIL sono aumentati dello 0,6%, significa dire che, a parità di prestazioni, i redditi delle famiglie sono aumentati dello 0,6% nel 2010. Questo automaticamente implica che, se le famiglie hanno visto aumentare i propri redditi dello 0,6%, quando vanno ad acquistare i beni li pagano 1,5% in più nel 2010; quindi si sono ritrovate con un minore potere d’acquisto e di conseguenza più povere rispetto all’anno precedente. Da qui l’intuizione fondamentale: se crescono i prezzi dei beni di consumo e degli investimenti, questo significa che c’è un rincaro dei beni consumati e degli investimenti. Invece un aumento dei prezzi del PIL significa crescita dei prezzi dei fattori produttivi lavoro e capitale; e questo implica, a parità di prestazioni, che i compensi delle famiglie sono chiaramente aumentati. Ma se i compensi che sono andati alle famiglie sono cresciuti dello 0,6%, mentre i beni sono aumentati del 1,5%, si può affermare che il potere d’acquisto delle famiglie è chiaramente diminuito. Questo fa quindi “quadrare” tutto perché:
• Le importazioni sono più care e l’Italia è più povera
• Le famiglie italiane pur avendo visto crescere i loro redditi, quando vanno sul mercato trovano che i prezzi sono più elevati rispetto all’aumento dei redditi, quindi sono più povere
Dal punto di vista aritmetico la cosa non ci deve stupire perché se c’è un forte squilibrio tra l’aumento delle importazioni e delle esportazioni e quindi le risorse sono maggiori degli impieghi, allora è chiaro che, per bilanciare, nelle altre voci gli impieghi devono essere maggiori delle risorse. Dunque troveremo che l’aumento dei prezzi del PIL è minore dell’aumento dei prezzi dei consumi e degli investimenti. Di conseguenza sarà verificata la seguente equazione per cui:
Impighi = Risorse
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