Disoccupazione USA – 2 settembre
Ecco che il dato sul mese di agosto, previsto non in diminuzione, ma in aumento di un decimo di punto al 9,6%, rischia di abbattersi come una mannaia sul sentiment generale, già così poco incline a mantenersi stabile verso il tono positivo. Un dato negativo proveniente dagli Usa potrebbe, dunque, ancora una volta, come è successo spesso negli ultimi tempi, colpire non il dollaro ma l’euro, che può trovare sostegno solo in un clima di decente ottimismo sulla ripresa.
Anche perché di variare i differenziali sui tassi, per ora, non se ne parla. Come dimostra il 16mo mese consecutivo coi saggi di interscambio all’1% in Europa, che i mercati non hanno più di tanto preso in considerazione, avendolo già ampiamente prezzato. Il rialzo delle stime sul Pil per l’intero anno e quello successivo è in controtendenza rispetto alle recenti previsioni di rallentamento, ma dipende essenzialmente da quanto di buono si è visto nella prima parte. Tant’è che anche la nuova stima per il 2010 (+1,6%) rimane al di sotto del dato a giugno rispetto a un anno fa (+1,9%).
Il numero uno di Eurotower, Jean Claude Trichet, ha affermato che l’ipotesi di una “doppia recessione” è diventata più lontana e, considerata la consueta prudenza di Francoforte, lo si può leggere come un vero segnale positivo. Ma se gli Stati Uniti non cominceranno a rimpolpare in fretta le sue schiere di consumatori con un lavoro e pochi timori di perderlo, il rischio non può dirsi completamente scongiurato.
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