Previsioni cambio euro dollaro, fine d’anno con il botto?

Pubblicato da Roberto Rais -

La scorsa settimana il cambio euro dollaro EUR/USD è risultato essere sostanzialmente poco mosso, limitato in un range di 50 pip in quella che è stata una serie di sessioni non particolarmente imprevedibile. La mancanza di progressi nei colloqui commerciali USA – Cina ha infatti abbattuto l’entusiasmo degli investitori, con il risultato che i volumi sono scesi al minimo degli ultimi sette anni. In parole povere, le tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali potrebbero essere la causa principale della recessione globale in corso.

Ma questo è sufficiente a spiegare questo momento di particolare debolezza del Forex? Probabilmente no, visto e considerato che è evidente che le tensioni USA-Cina – per quanto importanti – non siano l’unico fattore che pesa sui mercati, ma è un’altra determinante che genera incertezza. La Brexit e le elezioni nel Regno Unito, l’impeachment di Trump, le turbolenze politiche nell’area latino americana, sono ad esempio altri fattori che stanno giocando un ruolo non indifferente. E tutto dimostra che l’attuale struttura politica ed economica globale non funziona come dovrebbe.

Una lenta crescita economica USA

In questo contesto, peraltro, c’è anche il rischio che i dati macro siano “ignorati”, in uno scenario in cui la crescita economica rimane lenta e disomogenea tra le economie più rilevanti. Tuttavia, gli Stati Uniti sembrano essere in una forma migliore della maggior parte delle sue controparti, dando così al dollaro USA un vantaggio rispetto alle altre valute.

Anche in questo contesto, l’umore positivo del mercato ha subito una battuta d’arresto giovedì scorso, quando il presidente americano Trump ha deciso di firmare la legge sui diritti umani di Hong Kong, sostenendo il movimento di protesta e facendo arrabbiare Pechino. L’effetto negativo è stato controbilanciato da notizie che indicano che i negoziati commerciali continuano nonostante la decisione di Trump.

Sul fronte dati, tra quelli più rilevanti pubblicati in questi giorni, la seconda stima del prodotto interno lordo del terzo trimestre degli Stati Uniti è risultata ottimistica, fino al 2,1% rispetto all’1,9% della stima precedente. A parte un modesto ribasso dell’inflazione, i dati USA sono stati generalmente incoraggianti.

Nell’UE, invece, la maggior parte dei dati tedeschi è stata peggiore del previsto, con un’inflazione in calo dello 0,8% in novembre e un crollo delle vendite al dettaglio a -1,9% in ottobre. L’IPC europeo annuale dell’1,0% a novembre, tiene sicuramente sotto controllo i guadagni in euro.

La nuova settimana porterà le versioni finali di novembre di Markit PMI per entrambe le economie, il PIL del terzo trimestre dell’UE e le vendite al dettaglio di ottobre…

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