Investire sul dollaro: margini rialzisti molto contenuti nelle prossime settimane
Il dollaro ha chiuso la settimana scorsa senza riuscire ad ampliare la risalita intrapresa all’indomani della forte correzione di martedì. Tuttavia, la valuta verde è comunque riuscita a conservare il recupero, sulla scia di dati macro non particolarmente deludenti. In assenza tuttavia di novità significative sul fronte economico-politico, riteniamo che nei prossimi giorni il biglietto verde possa ambire a consolidare la propria posizione, ma difficilmente riuscirà ad avanzare contro euro e contro le principali valute controparti.
Uno sguardo ai dati macro
Come anticipavamo, i dati macroeconomici non hanno offerto particolari spunti agli analisti. I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 15 aprile sono aumentati a quota 244 mila contro i 234 mila della settimana precedente. I nuovi sussidi nella settimana di rilevazione di marzo erano invece balzati a 261 mila, al di sopra della media vista da inizio 2017. Sull’altro fronte, l’indice della Philadelphia Fed di aprile è calato a 22 punti contro i 32,8 punti di marzo. Tutti gli indici dell’indagine proseguono sul sentiero di fisiologica normalizzazione dai picchi di febbraio. Lo spaccato dell’indagine resta comunque positivo, con gli ordini a 27,4 punti da 38,6 punti, con le consegne a 23,4 punti contro 32,9 punti e con l’occupazione a 19,9 punti da 17,5 punti.
Ancora, tra gli altri dati rileviamo una lieve correzione per gli indici dei prezzi pagati e ricevuti e il mantenimento di una discreta positività per quanto attiene le aspettative a 6 mesi.
Fed, tre rialzi tassi ancora lo scenario centrale
Abbandonando gli aggiornamenti sui dati macro, si può giungere a compiere una rapida – ma non certo insignificativa – osservazione su quanto sta accadendo in orbita Fed, con Kaplan (Philadelphia Fed), che ha affermato che tre rialzi nel 2017 rimangono per il momento lo scenario base ritenuto più ragionevole, ma non sarebbe comunque errato intendere che lo stesso scenario possa essere condotto in accelerazione o decelerazione. Ovvero, anche in attesa di comprendere che cosa sarà contenuto nella riforma fiscale (sotto, come vedremo, Mnuchin ha offerto qualche anticipazione), bene ricordare come lo scenario politico ed economico sarà in grado di impattare più o meno favorevolmente sui fed funds.
Kaplan ha infine commentato che la riduzione del bilancio potrebbe iniziare tra la fine di questo anno e l’inizio del nuovo, e che sarebbe comunque opportuno annunciare una simile scelta almeno qualche mese prima. Infine, Kaplan ha affermato “Yellen è un presidente eccellente”: un messaggio forse riferito alla necessità di compiere attenzione a febbraio 2018, quando scadà il suo mandato, e non è ancora ben chiaro se vi sarà un’eventuale sostituzione.
Riforma fiscale: qualche cosa si muove all’orizzonte
Chiudiamo infine con qualche breve cenno sulla riforma fiscale tanto attesa negli Stati Uniti. Qualche giorno fa il segretario del Tesoro Mnuchin aveva dichiarato che sarebbe bene evitare di attendersi un provvedimento entro l’estate, ma più recentemente ha corretto in parte il tiro affermando che il piano di riforma tributaria dell’amministrazione Trump sarà annunciato “molto presto”, qualsiasi cosa possa voler dire.
Ad ogni modo, fanno finalmente la loro comparsa le prime notizie in tal proposito, Per Mnuchin, in particolar modo, il piano riguarderà sia le imprese sia le persone fisiche e sarà la riforma più radicale dai tempi di Reagan. Per quanto concerne il fabbisogno, il segretario ha ricordato che il piano dell’amministrazione potrebbe auto-finanziarsi, generando un tale aumento di crescita ed entrate da non richiedere altre correzioni e non avere effetti sul deficit.
A questo punto bisognerà solo comprendere cosa ne pensa il principale protagonista, Trump, che anche negli scorsi giorni non ha evitato di porre in essere le consuete affermazioni contrastanti sulle proprie decisioni e in particolar modo sulla sequenza delle riforme. Non è mai stato reso omogeneo l’approccio consequenziale, con la conseguenza che non è oggi chiaro se la riforma tributaria avrà la precedenza rispetto al ritorno della riforma sanitaria, o altro ancora…
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