Forex Settembre 2016: come investire sull’euro
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Negli ultimi giorni l’euro si è parzialmente rafforzato grazie a una posizione piuttosto accomodante della Banca centrale europea che, nella sua ultima riunione, ha lasciato aperte (ma con un po’ più di freddezza rispetto al solito) le aspettative di nuovi interventi sul breve termine. Ma cosa accadrà ora? Come investire sull’euro?
Riunione Bce
L’evento di riferimento per la determinazione della forza dell’euro è intuibilmente stata la recente riunione da parte della BCE, che – come da attese – non ha modificato l’attuale corridoio di riferimento per i tassi, con il tasso centrale (refi) che rimane allo 0%, con il tasso di rifinanziamento marginale stabile allo 0,25% e con il tasso sui depositi negativo a – 0,4%. Dalla conferenza stampa a margine della riunione, sono inoltre emerse poche novità, visto e considerato che il numero 1 dell’Eurotower si è limitato a ribadire l’efficacia del programma già annunciato, sottolineando con la consueta retorica che il board si impegnerà a valutare ogni opzione possibile per poterne garantire un’attuazione efficace e lineare.
Pare inoltre che nella sua riunione il Consiglio non abbia discusso dell’effettiva possibilità di estendere il quantitative easing, attualmente in scadenza per marzo 2017, e che proprio tale posizione abbia portato favore all’euro, che si è rafforzato di conseguenza. Naturalmente, il fatto che la BCE non abbia preso in esame tale possibilità, non equivale ad affermare – anzi – che non vi possa essere lo spazio per future modifiche e proroghe del QE nel prossimo futuro: lo stesso Draghi ha infatti ammesso che la possibilità che vi possano essere slittamenti o variazioni nella struttura del QE è “viva” per ogni riunione della Banca, e che pertanto potrebbe divenire un punto all’ordine del giorno già nella prossima sessione o, ancora più probabilmente, in quella successiva, che andrà a chiudere l’esercizio.
Tra gli altri elementi di attesa della riunione, anche la revisione delle stime, il primo aggiornamento dopo la Brexit. Come auspicato, la Banca ha prodotto una lieve revisione delle proiezioni per il Pil e per l’inflazione, riflesse in un taglio delle stime sul Pil pari a un decimo per l’anno corrente e per il successivo biennio, con il Pil che pertanto diventa +1,5% per il 2016 e + 1,6% per il 2017 e per il 2018. Rispetto al profilo di inflazione, le nuove previsioni vedono invece un CPI in crescita a +0,2% nel 2016, come per le stime di giugno, mentre rivede verso il basso il valore per il 2016, da 1,3% a 1,2% su base annua, confermando il punto di arrivo a 1,6% a/a per il 2018.
Euro Dollaro
Passiamo quindi a esaminare, pur in brevità, l’evoluzione dei principali cambi valutari che vedono come protagonista l’euro, cominciando da quello contro dollaro. L’euro, a margine della riunione Bce, ha prodotto un lieve rialzo contro la valuta statunitense. Le parole di Draghi, che non ha ampliato o prolungato il QE, hanno fatti favorito il mantenimento delle posizioni della divisa europea e così il cambio euro / dollaro, che già negli ultimi giorni era in rialzo sopra quota 1,12 a causa del temporeggiare della Federal Reserve, dovuto a modesti dati macro USA, è potuto salire fino a sopra 1,13, salvo poi ritracciare parzialmente. A questo punto, bisognerà solo comprendere che cosa avrà in mente di fare la Fed: se nel FOMC del 20-21 settembre si opterà per un (per il momento improbabile) incremento dei tassi centrali, l’euro si indebolirà immediatamente scendendo sotto quota 1,10, ma difficilmente riuscirà a sprofondare verso quota 1,05, mantenendo invece in un range intorno a 1,08. Anche in tale ipotesi, bisogna comunque tenere in considerazione che il calo dell’euro sarà temporaneo, e che pertanto la valuta europea riuscirà a risollevarsi in poco tempo, rafforzandosi gradualmente nei trimestri successivi, quando la valuta punterà verso quota 1,15.
Euro Sterlina
L’euro si è rafforzato anche nei confronti della sterlina britannica. La posizione espansiva della BCE, senza annuncio di alcuna modifica nell’attuale piano di intervento, ha infatti portato un beneficio piuttosto diversificato per l’euro, che sembra ora poter archiviare definitivamente i minimi toccati in seguito alle azioni della Bank of England. Qui, però, l’evento che potrebbe condizionare il cambio in misura incisiva è la riunione della BoE del prossimo 15 settembre: a seconda di quel che verrà deciso (non tanto in termini di policy, quanto in termini di annunci) il cambio potrebbe orientarsi in misura più o meno favorevole.
Euro Yen
Concludiamo infine con un rapido cenno sull’evoluzione tra euro e yen. L’indesiderato apprezzamento dello yen sta conducendo gravi ripercussioni sull’economia nipponica e proprio per questo motivo viene osservato con grande attenzione dalle autorità giapponesi, che gradirebbero un deprezzamento graduale e controllato della valuta, al fine di utilizzare tale nuovo contesto di base quale “leva” per un rilancio economico che fatica a ricondursi. Dopo gli interventi fiscali del governo, il focus sullo yen è relativo al meeting della Bank of Japan del prossimo 21 settembre (lo stesso giorno del FOMC: una data da non perdere!), sebbene le parole del governatore Kuroda siano apparse ben poco efficaci agli occhi degli operatori sui cambi, favorendo così il consolidamento dello yen su valori troppo forti rispetto a quelli desiderati, e sia contro euro che contro dollaro.
Insomma, la riunione Bce ha apportato un beneficio in termini di tenuta delle quotazioni per l’euro, e l’effetto potrebbe essere prolungato o interrotto a seconda delle decisioni della Federal Reserve, che ha in programma un indeciso FOMC per il 20-21 settembre. Anche se i discorsi Fed lasciano intendere che anche questa riunione potrebbe essere quella buona per alzare i tassi, nonostante le evidenti delusioni dell’ISM manifatturiero prima e dell’ISM non manifatturiero dopo, a nostro giudizio è ancora molto difficile esprimere una valutazione su quel che potrebbe realmente accadere al meeting. Probabilmente, molto dipenderà dai dati macro in corso di pubblicazione nei prossimi giorni, dai quali potrebbe dipendere l’orientamento di alcuni membri del Comitato e, di conseguenza, anche la possibilità che il FOMC possa orientarsi verso le colombe o i falchi.
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