Forex, movimenti contenuti dei cambi in attesa del rialzo tassi Fed
Sul Forex registriamo movimenti contenuti nelle coppie valutarie, con il dollaro che cerca di conservare un apprezzamento contro yen, soprattutto dopo che il Governatore della Bank of Japan, Kuroda, ha espresso fiducia sul fatto che l’economia giapponese stia guadagnando rinnovato slancio, anticipando che forse sono cresciute le probabilità di centrare il target d’inflazione. Il focus è comunque tutto incentrato nei confronti della Federal Reserve, con l’istituto banchiere federale statunitense che si prepara a un nuovo rialzo dei tassi per fine anno.
Stati Uniti, la Fed al centro dell’attenzione
La Federal Reserve in novembre ha lasciato i tassi fermi, in un contesto in cui il mercato ora chiaramente sconta un rialzo per l’ultimo meeting dell’anno, previsto a dicembre.
L’attenzione degli ultimi giorni è tuttavia stata catalizzata anche da un altro avvenimento: Trump ha scelto di nominare Powell al posto della Yellen quale timoniere dell’istituto monetario, e ha nel contempo accelerato sulla riforma fiscale, senza tuttavia soddisfare il mercato al 100%. Il quadro sembra però comunque favorevole al recupero della valuta americana.
Proprio su quest’ultimo punto vogliamo soffermarci almeno brevemente. Negli ultimi giorni infatti la riforma tributaria negli Stati Uniti ha finalmente compiuto qualche passo in avanti, concretizzato dalla presentazione del disegno di legge dei Repubblicani, che da questa settimana sarà all’esame delle commissioni competenti alla Camera, prima di essere presentato anche al Senato, in maniera utile da poter avviare in seguito i negoziati per arrivare a un testo congiunto da approvare entro la fine di novembre.
La riforma è incentrata intorno a un’ampia riduzione delle aliquote fiscali applicate alle imprese, in buona parte compensata dall’eliminazione di detrazioni e trasferimenti. La tassazione del reddito delle persone fisiche viene semplificata, con riduzione degli scaglioni e con incremento delle soglie di applicazione dell’aliquota massima; vengono tuttavia eliminate molte detrazioni, ma vengono altresì abrogate gradualmente la tassa di successione e la Alternative Minimum Tax. Complessivamente, si tratta di una riforma che ha soddisfatto solo parzialmente le attese di mercato, che puntava su un piano ancora più ambizioso.
Per quanto invece riguarda la Fed, con la nomina di Powell l’amministrazione Trump si è mossa nel segno della prudenza e della continuità, senza tuttavia appiattirsi nei confronti della scelta che sarebbe stata più scontata, ovvero con la conferma di Yellen. Anche se ci sarà un cambio al vertice, Powell è comunque sufficientemente in grado di tranquillizzare i mercati, anche perché negli ultimi anni ha sempre votato con Yellen e dovrebbe dunque poter proseguire nello stesso filone tracciato dall’ex presidente.
A proposito di Yellen, è ora molto probabile che la stessa anticipi la fine del suo mandato per accelerare il passaggio di consegne. Temporaneamente con la sua uscita il board sarà allora ridotto a soli 3 membri, di cui soltanto uno (Brainard) con un PhD in economia. È dunque molto probabile che le nomine dei 4 membri restanti verranno indirizzate in maniera quasi esclusiva tra gli economisti.
Sterlina, mercati rassicurati dalle dichiarazioni di Carney
Novità hanno inoltre riguardato anche l’ottica britannica, con i mercati che hanno reagito positivamente alle rassicurazioni date da Carney (il governatore della BoE) secondo cui le prossime strette sui tassi avverranno in maniera molto graduale.
Il primo rialzo dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra dallo scoppio della crisi finanziaria, da 0,25% a 0,50%, è stato peraltro accompagnato da indicazioni estremamente prudenti riguardo al percorso futuro della politica monetaria. L’istituto banchiere britannico ha infatti segnalato che ora attende di far salire i tassi soltanto altre due volte nei prossimi tre anni, dando dunque seguito a un percorso molto graduale e lieve di rincaro del costo del denaro. La sterlina ha così ulteriormente esteso la sua correzione dai massimi toccati a settembre.
La posizione della BoE non è d’altronde nuova: tutte le banche centrali si stanno infatti muovendo con grande cautela nella rimozione dello stimolo monetario, supportate in tal senso dall’assenza di pressioni inflazionistiche e dalla dinamica moderata del credito. Nel caso più specifico del Regno Unito, a quanto sopra si aggiunge poi l’incertezza legata ai negoziati per l’uscita del Paese dall’UE, che faticano a registrare passi avanti risolutivi, e che compensano le pressioni inflazionistiche più marcate rispetto agli altri paesi avanzati.
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