Indice armonizzato prezzi al consumo Europa
Elementi che sono decisamente coerenti con la politica monetaria ribadita ancora dal board della Bce la scorsa settimana, che vede prolungarsi, probabilmente fino a gran parte dell’anno prossimo almeno, la disponibilità di denaro facile, con tassi fermi ormai da più di un anno all’1 per cento.
Non si sente nemmeno più parlare di quelle “exit strategy”, tanto in voga all’inizio dell’anno e al momento, per lo più, riposte in un cassetto per essere rimandate di qualche mese. In questo contesto, i guadagni messi a segno dall’euro nei confronti del dollaro nelle ultime due settimane difficilmente potranno andare molto al di là di quanto visto finora. Inoltre, in assenza di una decisa ripresa dei consumi che appare ancora di là da venire, proprio un nuovo indebolimento della moneta unica potrebbe essere il più immediato volano di una risalita dei prezzi, partendo dalla produzione.
Le importazioni di materie prime, idrocarburi in particolar modo, ma anche altri beni di cui c’è scarsa disponibilità in Europa, si riverserà inevitabilmente sui costi della produzione, anche se al consumo ciò arriverà con immediatezza soprattutto laddove ci sia una domanda molto poco elastica. La Bce, al momento, si accontenta di un’inflazione ampiamente al di sotto del target massimo, senza badare troppo a quanto questo si rifletta anche in una crescita economica decisamente debole e che non coinvolge in alcun modo una larga parte della popolazione.
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