L’articolo precedente è stato dedicato a fornire una breve introduzione, relativa ai titoli di Stato, i quali rappresentano una delle due grandi tipologie di strumenti a reddito fisso presenti sul mercato. Questo post prosegue l’argomento trattando delle obbligazioni (in inglese bond).
Esse rappresentano titoli di credito, normalmente al portatore, emessi da imprese, enti pubblici, organismi internazionali o banche, che fanno acquisire al titolare lo status di creditore nei confronti dell’ente emittente. In altre parole, l’obbligazionista “presta denaro” al soggetto emittente, ottenendo in cambio il riconoscimento di una cedola periodica di interesse, con cadenza trimestrale, semestrale o annuale, oltre al diritto a vedersi rimborsare l’intero capitale investito alla scadenza o periodicamente.
E’ importante sottolineare che la natura di rapporto creditizio che scaturisce dall’acquisto di un’obbligazione comporta, da un lato il diritto a ricevere la remunerazione stabilita (sotto forma di interesse) indipendentemente dall’andamento gestionale (in utile o in perdita) dell’impresa emittente, dall’altro una maggiore tutela dal rischio di insolvenza (default) dell’ente emittente, in quanto le obbligazioni godono di un diritto di precedenza al rimborso, rispetto alle azioni, proprio perché hanno natura di credito e non di strumento partecipativo al capitale di rischio.
Fermo restando le caratteristiche fondamentali appena descritte, sul mercato esistono molteplici tipologie di obbligazioni (convertibili in azioni, strutturate, euro-obbligazioni), le quali prevedono diverse tipologie di remunerazione (a tasso fisso o variabile), erogate con modalità differenti (zero coupon o con cedola periodica d’interesse). Dal punto di vista fiscale, le obbligazioni emesse da banche o società quotate ed acquistate da persone fisiche che non esercitano attività d’impresa, sono assoggettate ad imposta sostitutiva pari al 12,50 % sull’interesse maturato.
Le obbligazioni rappresentano il tipico investimento rivolto al risparmiatore che vuole investire denaro a medio/lungo termine (per una durata pari o superiore ad un anno), percependo un interesse di entità limitata (anche se normalmente superiore a quello dei titoli di Stato), ma tendenzialmente sicuro. L’investimento obbligazionario impone una valutazione preventiva circa:
la solvibilità del soggetto emittente: perché il rimborso del capitale investito in obbligazioni si fonda sulla solidità finanziaria dell’emittente. A questo proposito, un elemento al quale si può fare riferimento, seppur con molta cautela, può essere costituito dal giudizio di rating espresso dalle agenzie specializzate;
il futuro andamento del tasso di inflazione e di cambio: in quanto, se l’obbligazione non è indicizzata, un incremento del tasso di inflazione può ridurre di molto il rendimento, in termini reali del titolo, a causa della perdita di valore della moneta. Lo stesso può dirsi per l’andamento del tasso di cambio, se si tratta di obbligazioni espresse in valuta estera.
In conclusione, al di fine di fornire un’indicazione di massima sul rendimento delle obbligazioni, si può fare riferimento ad una ricerca, condotta dal centro studi di Mediobanca, in collaborazione con “Il sole 24 ore”, sulle obbligazioni emesse da un paniere di 220 società quotate, dalla quale è emerso che nel 2009, esse hanno avuto un rendimento medio pari al 4,10%, nel caso di obbligazioni a tasso fisso, e all’1,56 % nel caso di titoli indicizzati. Mirco Gazzera
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