Analisi fondamentale: Come stabilire la convenienza di un investimento

Pubblicato da Luca M -

 

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Nel precedente articolo abbiamo parlato del P/E ed abbiamo visto che quanto più è basso tanto più risulta conveniente un investimento. Nell’articolo di oggi ci occuperemo della remunerazione congrua del fattore in posizione residuale, ossia, del capitale proprio, quello che hai intenzione di investire.
 
Partiamo da una formula molto semplice ma estremamente efficace:
 
FLUSSO RICAVI = FLUSSO COSTI + FLUSSO REMUNERAZIONE CONGRUA DEL CAPITALE PROPRIO
 
Questa semplice formuletta ci può essere di estrema utilità per decidere quale sia il modo migliore per investire i nostri soldi, in questo caso estenderemo il ragionamento all’investimento in azioni, orientato in un ottica di medio/lungo periodo.
 
Per poter risolvere l’enigma, per essere in grado di calcolare se l’investimento sia o meno conveniente abbiamo bisogno di dato in particolare: IL TASSO CONGRUO.
 
CALCOLO DEL TASSO CONGRUO
 
Il tasso congruo viene indicato di norma con la lettera: ” i ” e tiene conto dei seguenti fattori:
 
L’investimento di una qualsiasi somma di denaro, sia essa piccola o grande, comporta sempre:
 
PERDITA DELLA DISPONIBILITÀ DEL DENARO
 
RISCHIO 
 
EVENTUALE LAVORO IMPRENDITORIALE
 
C’è da tenere in considerazione che il lavoro imprenditoriale di solito non viene calcolato, io ci tengo a fare una precisazione: vi è lavoro imprenditoriale anche quando si decide di investire in borsa, perché per farlo dovete analizzare il mercato, scegliere le aziende migliori ed una grande varietà di cose che esulano dal puro investimento, quindi si dovrebbe calcolare una remunerazione anche per il lavoro svolto, ma per semplicità limitiamoci a considerare solo i primi due fattori.
 
i = i1 + i2 
 
I1 COMPENSO PER LA PERDITA DI DENARO
 
Il compenso per la perdita di denaro o risk free rate, è il compenso che spetta per l’investimento puro, ossia quello esente da rischi. Questo si calcola in riferimento ai titoli di Stato, vediamo come calcolarlo:
 
Il compenso per il puro investimento è assimilabile a quello che si avrebbe investendo in titoli di Stato, quindi, esenti da rischio. Per calcolare tale rendimento abbiamo bisogno di due semplici dati:
 
RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO A NETTO DELL’IMPOSTA
 
TASSO DI INFLAZIONE
 
Supponiamo che il rendimento sia del 5% e che il tasso d’inflazione del 2%.
 
i1 = 0,05 – 0,02 = 0,03 o 3%
 
Per calcolare invece ” i2 ” dobbiamo ricorrere ad un procedimento apparentemente più complesso:
 
i2 = β ( im – i1 )
 
Anche se può sembrare complicato, ora ti spiegherò passo passo come calcolare i vari valori.
 
IL BETA FACOR
 
Il beta factor indica la rischiosità di un’azienda rispetto al rischio medio di mercato, vediamo di semplificare il concetto.
 
Il valore di beta indica la variabilità del rendimento del titolo rispetto ad altri titoli presenti sul mercato. Prenderemo come riferimento i risultati reddituali di un’ azienda x e quelli di mercato, per semplicità prenderemo in riferimento un periodo di tempo pari a tre anni.
 
ANNO 2010
 
RISULTATO REDDITUALE AZIENDA X = 2%
 
RISULTATO REDDITUALE DI MERCATO = 1%
 
ANNO 2011
 

RISULTATO REDDITUALE AZIENDA X = 4%

 
RISULTATO REDDITUALE DI MERCATO = 2%
 
ANNO 2012
 
RISULTATO REDDITUALE AZIENDA X = 6%
 
RISULTATO REDDITUALE DI MERCATO = 3%
 
MEDIA AZIENDA X = 4
 
MEDIA DI MERCATO = 2
 
β = 4/2 = 2
 
Il risultato di beta è due, questo significa che quando il rendimento di 1 rispetto alla sua media, quello dell’azienda X varia di 2. Quindi l’azienda presenta dei risultati più variabili rispetto a quelli di mercato, pertanto risulta più rischiosa.
 
Andiamo ad analizzare ora gli altri:
 
im è il rendimento medio atteso dal mercato per i titoli con rischio
 
i1 è il rendimento medio atteso dal mercato per i titoli senza rischio.
 
Ammettendo che il rischio medio atteso dal mercato per i titoli con rischio sia pari a 0,058 avremo:
 
i2 = 2 x 0,058 = 0,116
 
i = 0,03 + 0,116 = 0,146 ossia 14,60%
 
Il risultato indica che la remunerazione congrua del capitale investito è del 14,60%.


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