La fase finale: la crisi dei giorni nostri (parte 2)
E così quelle banche, che dopo il fallimento della Lehman disponevano di un’ingente liquidità, hanno preferito non andare sul mercato interbancario ad investire, ma depositare tali somme presso le banche centrali, prosciugando il mercato interbancario. Ma la cosa più importante, è che le poche operazioni tra banche avvenivano a tassi di interesse particolarmente elevati. Da qui l’intuizione: si viene a creare un passaggio di denaro in più; ossia, le banche centrali che ora dispongono di queste somme, diventano prestatrici nei confronti di quelle banche che non riuscivano a trovare il denaro sufficiente nel mercato interbancario, portando ad una moltiplicazione delle attività e delle passività della banca centrale. Nel frattempo la pericolosità della situazione si è presto manifestata nel mercato e conseguentemente la banca centrale, oltre a portare avanti queste operazioni, si è trovata costretta tagliare i tassi di interesse, fino a poco tempo fa’ molto prossimi allo zero. E con interventi come questo, le banche centrali cercano di salvaguardare la stabilità finanziaria nel mondo.
Ma ormai tutto è drammaticamente inarrestabile, in quanto i fenomeni dell’economia finanziaria si ripercuotono inesorabilmente sull’economia reale. I consumi delle famiglie diminuiscono, gli investimenti delle imprese seguono lo stesso iter con un logico aumento del volume nei magazzini ed una diminuzione della produzione. E questo disastroso scenario può solo portare in aggiunta un considerevole aumento della disoccupazione. E così nel 2009 la crisi ha fatto calare la produzione del 3% circa in Europa e dello 0,6% nel mondo. Ma nonostante la criticità della situazione, nessun Paese in questo periodo ha mai voluto prendersi la responsabilità di fare qualcosa per rilanciare tutto il sistema, ma perché?
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