Forex Dollaro, la Fed si prepara al rialzo dei tassi a marzo?

Pubblicato da Roberto Rais -

Il dollaro statunitense continua a consolidare le proprie posizioni grazie alla tiepida euforia generata dalle ultime dichiarazioni di Harker, che non ha escluso che la Federal Reserve possa incrementare i tassi già nel corso del mese di marzo se ve ne sono le condizioni utili, riportandosi così in prossimità dei massimi della scorsa settimana, che tuttavia rappresentano delle resistenze significative. A nostro giudizio, il primo test sulla reale forza momentanea del dollaro statunitense lo si avrà in occasione dei verbali del FOMC in pubblicazione tra poche ore: le minute potrebbero infatti fornire un quadro completo delle posizioni interne sulla tempistica e sulle condizioni per un primo rialzo dei tassi.

Ad ogni modo, attenzione a non fidarsi ciecamente della momentanea euforia. È infatti possibile che in realtà la Fed stia preparando il mercato per il prossimo rialzo dei tassi che ma in realtà non muoverà in tal senso nel corso della riunione di marzo, preferendo invece fare una simile mossa più in avanti, magari alla riunione immediatamente successiva. La ragione è da ricollegarsi alla possibilità che il comitato di politica monetaria possa preferire di avere a disposizione notizie più precise sulle politiche fiscali di Donald Trump, che difficilmente diverranno realtà prima proprio dei giorni del FOMC. Insomma, effettivamente il FOMC di marzo potrebbe essere già la volta buona per un nuovo rialzo, ma sarebbe comunque opportuno non farsi illusione: a nostro giudizio, lo scenario centrale dovrebbe pur essere quello di tassi invariati nel prossimo mese, e il primo rialzo del 2017 nella riunione successiva.

Euro risente delle attese del FOMC

La manifestata eventualità di un rialzo dei tassi di riferimento della Federal Reserve nella riunione di marzo è sicuramente un tema di mercato dominante, tanto che l’euro non è riuscito a trarre alcun beneficio dai dati PMI, che hanno sorpreso favorevolmente, salendo contro attese di lieve calo. L’euro ha dunque perso terreno, calando sotto quota 1,0500 che, a nostro giudizio, anche nei prossimi giorni risulterà essere un supporto importantissimo: un eventuale sfondamento al ribasso di tale soglia potrebbe infatti condurre l’euro verso quota 1,03 EUR/USD. Ad ogni modo, il rischio di un ulteriore calo dell’euro potrebbe essere ridotto se i dati macro economici non deluderanno: non lo hanno fatto i PMI prima, non lo ha fatto l’IFO tedesco poi, ma le cose potrebbero cambiare con i prossimi dati, che vi consigliamo di tenere sotto controllo.

Sterlina, un parentesi di buona forza

Contrariamente a quanto ha fatto l’euro, la sterlina è riuscita a tenere le proprie quotazioni, recuperando addirittura qualche terreno. La momentanea forza della valuta britannica è stata determinata dalle dichiarazioni di Carney, che ha dichiarato che se il processo di uscita dall’Unione Europea sarà sufficientemente sereno, le migliori prospettive di crescita economica potrebbero garantire un sentiero di rialzi dei tassi più accentuato. La procedura per la Brexit non sembra d’altronde conoscere più ostacoli: la Camera dei Lord ha ora stabilito che il disegno di legge che autorizza il governo ad avviare formalmente l’iter di recesso può condursi alla seconda fase (cioè, al dibattito sugli emendamenti) in programma per il prossimo 27-28 febbraio. Occhi aperti ora alla pubblicazione dei prossimi dati macro economici: se dovessero deludere è possibile che la sterlina possa ritracciare, ma se dovessero rispettare le attese è probabile che la sterlina possa consolidare l’attuale livello.

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